Fare impresa tra AI, robotica e cambiamento: il mio contributo su La Prealpina (2 aprile 2025)
- Francesco Carbone
- 4 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Il 28 marzo scorso ho partecipato, su invito, all’Economix Lab presso il Museo MaGa di Gallarate, un evento promosso da La Prealpina in collaborazione con PwC. Un appuntamento interessante, pensato per riflettere sull’evoluzione dell’economia, sul ruolo delle nuove tecnologie e sul rapporto tra innovazione e territorio.
Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei relatori, tutti centrati su un punto: l’intelligenza artificiale non è una questione del futuro, ma una realtà che già oggi sta cambiando il modo di fare impresa, di comunicare, di decidere.
Non mi considero un innovatore per vocazione, ma ho imparato sulla mia pelle quanto sia necessario adattarsi. In oltre vent’anni di attività nell’azienda di famiglia, ho dovuto cambiare rotta più volte, rivedere modelli, imparare cose nuove, investire su persone e strumenti.
Proprio da questa esperienza nasce il contributo che ho scritto e che La Prealpina ha deciso di pubblicare nei giorni successivi all’evento. Un articolo in cui rifletto sul valore dell’AI e della robotica non come minacce, ma come strumenti concreti, già oggi in grado di semplificare, migliorare e persino rendere più sicuro il lavoro quotidiano, anche nei settori più tradizionali.
Riporto qui di seguito il testo pubblicato, perché credo possa essere utile anche ai lettori di questo blog. È una riflessione personale, ma aperta al confronto, su come affrontare con lucidità – e senza ideologie – una trasformazione che riguarda tutti.

Ho partecipato con grande interesse e piacere all’EconomixLab tenutosi il 28 marzo presso il Museo MaGa di Gallarate, evento organizzato da La Prealpina e PwC. È stato un momento prezioso di ascolto e riflessione, in cui si è parlato concretamente di economia, innovazione legata all’intelligenza artificiale, non come concetti astratti, ma come strumenti che possono cambiare; e in parte stanno già cambiando la vita reale delle imprese.
Chi scrive non è un teorico dell’innovazione. Ho quasi quarant’anni e da circa venti lavoro nell’azienda di famiglia. In questo tempo ho dovuto cambiare strategia svariate volte e almeno quattro in maniera molto radicale, questo per adattarmi al mercato, per crescere, a volte anche solo per sopravvivere. Per compiere questi cambi ho studiato ingegneria, marketing, fiscalità, mi sono avvalso di professionisti, assunto personale specializzato e affrontato investimenti pesanti per trasformare idee in realtà.
Proprio per questo guardo con attenzione, e senza pregiudizi, alla rivoluzione in atto portata dall’intelligenza artificiale. È un’opportunità concreta per chi fa impresa oggi; permette di progettare soluzioni avanzate con costi davvero ridotti, ottimizzare processi, migliorare l’efficienza, aumentare le vendite in modo mirato. Non è un privilegio riservato solo alle grandi multinazionali, ma una risorsa preziosa anche per le pmi, ma anche per piccoli commercianti che vogliono innovare senza snaturarsi e correre alti rischi di impresa; l’AI non é solo una moda del momento, ma uno strumento potentissimo, capace di abbattere barriere che fino a pochi anni fa sembravano insormontabili. Oggi un giovane imprenditore può avviare un progetto oppure una startup con investimenti minimi ed in modo professionale, utilizzando l’AI per lanciare prodotti o servizi, comunicare in modo efficace, testare il mercato, perfezionare modelli. Ma lo stesso vale per chi ha alle spalle una lunga storia aziendale come imprese con 50 o 80 anni di tradizione che possono ripensare il proprio futuro integrando queste nuove tecnologie.
Anche nel mio recente libro, “L’energia che ha reso possibili le 5 rivoluzioni industriali”, ho raccontato proprio questo; il percorso di adattamento continuo che ogni impresa deve affrontare per rimanere viva. Ho parlato della mia esperienza concreta, dei rischi corsi, degli errori commessi e delle scelte coraggiose che, con il senno di poi, si sono rivelate vincenti.
Voglio concludere smentendo uno stereotipo: spesso si sente dire che robotica e intelligenza artificiale porteranno via il lavoro agli umani. È una narrazione del tutto sbagliata. La robotica, ad esempio, non ha eliminato il lavoro degli operatori, ma lo hanno semplicemente trasformato. Permettendo a migliaia di lavoratori di diventare programmatori di robot e tecnici specializzati in sistemi automatici, eliminando al tempo stesso l’esposizione quotidiana a grandi rischi come l’esposizione a sostanze tossiche. I dati parlano chiaro, da quando la robotica è stata introdotta su larga scala nelle catene produttive sostituendo saldatori e verniciatori, i decessi per tumori ai polmoni causati dall’inalazione prolungata di sostanze pericolose sono drasticamente diminuiti. Per cui ben vengano le innovazioni. Ma servono consapevolezza, curiosità e determinazione per sfruttarle al meglio. Dopotutto, anche il primo calcolatore elettronico, il computer o il navigatore satellitare portarono con sé timori e perplessità. Oggi sappiamo che hanno reso il mondo più efficiente, più connesso, più veloce. Lo stesso vale per l’AI. Sta a noi decidere se subirla o guidarla. Questo non è futuro. È già storia.
Dott. Ing. Francesco Carbone
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